mercoledì, ottobre 18, 2006

ECONOMIA E PACE NEL NOBEL A YUNUS


della serie: profezie auto-avverantesi...

STORIE DA NOBEL - La vicenda di Muhammad Yunus, fondatore di una banca che offre crediti ai poveri della Terra
di Sylvie Coyaud (Il Sole 24 Ore, domenica 11.10.1998)

Mercoledì 14 sarà annunciato il premio per l' economia 1998 in memoria di Alfred Nobel; vorremmo sbagliare, ma è improbabile che vada a Muhammad Yunus. Andrà forse a economisti come Myron Scholes e Robert Merton, ricompensati l' anno scorso per delle teorie su come valutare i rischi finanziari, nonché fondatori e direttori della finanziaria Ltcm che a fine settembre era riuscita a perdere 14 miliardi di dollari. Invece non farebbe brutta figura la giuria della Banca di Svezia se scegliesse Yunus.É un economista che scrive di amare i bambini, per aver accudito fratelli e sorelle più giovani. "A casa, appena avevo un momento libero, ne prendevo in braccio qualcuno per coccolarlo. Questa esperienza mi fu oltremodo preziosa nel mio lavoro". Nato nel 1940 a Chittagong, nell' attuale Bangladesh, dopo la laurea Yunus ha fondato un' azienda di imballaggi che è andata a gonfie vele. Avendo dimostrato alla famiglia che era capace di fare l' imprenditore, ha ottenuto una borsa Fulbright per gli Stati Uniti dove ha poi insegnato in diverse università. Nel 1972, torna da professore all' università di Chittagong, il cui campus è accanto a un villaggio: Jobra, un' altra "università" i cui abitanti diventeranno i suoi "docenti".A Jobra, Sofia e i suoi figli patiscono la fame nonostante lei lavori e produca degli sgabelli. Ci sono altre 42 persone come lei: con 27 dollari in tutto, calcola Yunus, potrebbero liberarsi dalla schiavitù dell' usura, comprarsi da sé le materie prime e guadagnare a sufficienza per dare ai figli tre pasti al giorno. Però le banche non prestano mezzo dollaro a testa - ne hanno invece appena versati miliardi per salvare la Ltcm - tanto più che quelle teste non offrono la minima garanzia. Sono donne musulmane, indù o buddiste che non possono presentarsi a uno sportello senza il padre o il marito.E se ci andasse il professore al posto loro?
Gli incontri di Yunus con autorità bancarie sempre più altolocate hanno una comicità surreale: rivelano che gli istituti di credito prestano, solo ai ricchi, denaro pubblico o fornito da enti internazionali che non viene rimborsato perché ogni nuovo governo azzera i debiti per mantenere le tradizionali promesse elettorali. Un vice presidente della Banca Agricola del Bangladesh è però incuriosito al punto di ascoltare il professore, che intanto ha concepito un esperimento di microcredito concordato sulla parola con delle nullatenenti analfabete e perciò incapaci di firmare un modulo. Perché le donne? Perché "si preoccupano di costruire un futuro migliore per i figli, dimostrano maggiore costanza nel lavoro. La povertà e la fame riguardano più loro che gli uomini I QUALI appena hanno un reddito superiore a quello di sopravvivenza, pensano a soddisfare bisogni personali". Le donne sono inchiodate sul posto dai figli, non possono svanire nel nulla delle periferie urbane.La Banca Agricola s' impegna per 4mila dollari e nel 1976 parte l' esperimento Grameen ("villaggio"). Con cautela Yunus, insieme a laureandi debitamente addestrati, comincia a reclutare gruppi di 5 donne. Ognuna riceve pochi dollari e il gruppo è per lei, che spesso è spaventata perché non ha mai visto altro che monete, fonte di coraggio, solidarietà e controllo. Il reclutamento è pericoloso: bisogna superare l' ostilità degli usurai, dei mullah e dei mariti. É faticoso: le donne sono segregate - per fortuna fanno da tramite i bambini che paiono ricambiare l' affetto di Yunus - e le sue studentesse che vanno nei villaggi sono giudicate delle poche di buono. Ma il passaparola funziona. Le donne sanno che se non rimborsano il debito, non ci saranno penali: non potranno contrarne un altro, tutto qui. Poco alla volta, alla "banca" si aggiungono altre iniziative: artigianato, itticoltura, formazione all' uso dei telefonini e di Internet. Grameen ha oggi 14mila dipendenti e opera in 35mila villaggi del Bangladesh. Nel 1997 ha distribuito 500 milioni di dollari suddivisi in circa 4 milioni di prestiti. Segue questi principi: i debitori devono essere i più poveri dei senza terra, quindi preferibilmente donne che rappresentano il 94% dei clienti. Sono loro a decidere cosa fare del denaro e la banca s' impegna ad aiutarle nella loro attività. Gli interessi sono quelli minimi che consentono la totale autonomia di una banca con poche sedi regionali, senza sportelli, né scartoffie. Da quando Grameen si è costituita formalmente come banca nel 1983, viene rimborsata alla scadenza nel 98% dei casi, i prestiti andati a male sono lo 0,5%. É talmente sbalorditivo che esperti internazionali hanno rifatto i conti a più riprese: non credevano alle loro stesse cifre. Con degli incentivi, la banca incoraggia le clienti a risparmiare il 5% del prestito, e il risparmio accumulato le serve a misurare quanto il suo funzionamento contribuisca a sradicare la povertà. Contribuisce: secondo un' analisi commissionata dal governo australiano nel 1996, il 54% delle clienti - con attorno un nucleo familiare di 8/10 persone - supera la "poverty-line", e il 27% ci arriva vicino. Il 19% dei fallimenti è dovuto a malattie, a catastrofi naturali (endemiche nel Bangladesh), o alla morte della capofamiglia. I risparmi sono oggi 108 milioni di dollari. La banca è al 92% di proprietà dei suoi ex-debitori che possono comprare un' unica azione (3 dollari). Il restante 8% è del governo.
Gli interessi, del 20% sul capitale per l' acquisto di un telaio, di una mucca, di materie prime, dell' 8% sul mutuo per la casa, sono pagati a rate settimanali di poche monetine l' una. Nel 1997, hanno prodotto 720mila dollari di profitti, confluiti nel Grameen Trust, una fondazione a sostegno di progetti che migliorano tecniche tradizionali o applicano nuove ricerche scientifiche. Il Trust riceve donazioni, e finanziamenti in cambio di interessi da governi e da privati. Ora ne riceve perfino dalla Banca Mondiale. C' è voluto del tempo perché questa smettesse di trattare Grameen come uno schema piramidale e il suo direttore Yunus come un delinquente o un pazzo. Il libro parla di questo lungo conflitto, e di altri progetti di microcredito nei ghetti del primo mondo e nelle campagne del terzo mondo. Non sono delle copie di Grameen, bensì dei difficili, lenti tentativi di aiutare le società e le culture locali a inventare una propria soluzione. A volte è tardi: sono abituate all' assistenzialismo umanitario, non sanno più come contare sulle proprie forze e su quelle del gruppo. Mentre uno dei principi di Grameen è il rifiuto della carità, e dell' umiliazione che l' accompagna.Il banchiere dei poveri racconta tutto ciò in piccoli quadri naif, molto divertenti. Yunus appare tenace, ironico, pieno di dubbi ma sempre pronto a puntare sul lavoro, sul desiderio di dignità dei poveri. Ammira la loro resistenza nelle circostanze più atroci, la bellezza che sanno infondere nei gesti e negli oggetti quotidiani. Questa l' ha riconosciuta anche la giuria del premio internazionale Aga Khan per l' architettura - solita premiare edifici come il Guggenheim di Bilbao -: nel 1989 ha ricompensato la casa-standard del mutuo-standard (300 dollari su 10 anni). Non era firmata da un architetto: l' avevano progettata e perfezionata negli anni le clienti di Grameen.

Il libro recensito é :
Muhammad Yunus, Il banchiere dei poveri, Feltrinelli, Milano 1998.

Per un approfondimento (ringrazio un anonimo commentatore per la segnalazione) invito alla lettura di
due articoli dedicati al microcredito presenti sul sito della rivista Libertaria: il primo è scritto dallo stesso Yunus, mentre il secondo, di Alberto Sciortino, contiene un'interessante analisi critica del fenomeno, che ne evidenzia sia le luci (per es., l'esperienza di Yunus in Bangladesh) sia le ombre (l'applicazione del suo metodo in alcuni altri paesi).

4 commenti:

  1. Per fortuna la giuria del Nobel non ha dato seguito alle paure di Sylvie Coyaud ed ha dato il nobel ad un banchiere che difende gli ultimi della terra attraverso la pratica del microcredito.
    Bene, un ottimo segnale.

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  2. Nel '98 il nobel per l'economia andò all'indiano Sen: fu certamente un ottimo premio.
    Sarebbe interessante confrontare le idee di Phelps (nobel per l'economia 2006) -- noto consulente di istituzioni bancarie internazionali (come la BCE) -- con quelle di Yunus.
    Salz

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  3. Per uno sguardo critico al problema vedi http://www.libertaria.it/articoli_online/microcredito.htm

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  4. Ti ringrazio per il suggerimento: conosco la rivista Libertaria e ti assicuro che è già nel mio "mirino" per l'idea di economia che propone.

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